13 settembre 2016

JURASSIC PARK di Michael Crichton recensito da Miriam Ballerini




JURASSIC PARK    di Michael Crichton
© 1990 Garzanti 
ISBN 88-11-66102-1   Pag. 479  € 9,90

Purtroppo Crichton è scomparso troppo presto, lasciandoci in eredità i suoi scritti e alcune regie di diversi film. Chissà quanti altri bei romanzi avrebbe potuto ancora scrivere.
Nato come ricercatore, ha poi lasciato quella carriera per dedicarsi alla scrittura.
Molti suoi libri, pur essendo d’invenzione, ci fanno riflettere su come la scienza viene impiegata, sul suo potere e la smodatezza esercitata da alcuni.
Tutti conoscono questo libro perché è diventato una serie di film famosi.
Il libro è abbastanza simile alla versione cinematografica, anche se i personaggi hanno destini diversi da quelli riservati loro nel film.
John Hammond riesce a ricreare in laboratorio i dinosauri. Estraendo il dna dalle zanzare imprigionate nell’ambra, rattoppando le interruzioni causate dagli anni con dna di anfibi. Ecco che tornano in vita i più grandi animali esistiti sulla terra. Dal feroce tirannosauro, al letali velociraptor,
ad altri erbivori mastodontici.
L’idea di Hammond è quella di creare un parco divertimenti, una sorta di grande zoo, dove l’attrattiva siano questi essere sconosciuti, se non per quel poco che i paleontologi hanno potuto scoprire dai fossili.
Prima di aprire il parco, sito su un’isola del Costa Rica, invita un matematico, un paleontologo, una paleo botanica, i suoi nipotini e un avvocato ad ammirare la sua creazione, per verificarne la sicurezza e l’accessibilità al pubblico.
Ma come possiamo controllare animali di cui non conosciamo nulla? Come possiamo fermare la natura? I dinosauri sono creati tutti femmine, per fare in modo che non si riproducano e non sfuggano al controllo; ma la natura si fa beffe di questi limiti. Alcuni anfibi cambiano sesso di fronte alla necessità, e così accade anche a questi animali
Basta un black out per far sì che i dinosauri sfuggano al controllo degli uomini e agiscano secondo il loro istinto, dimostrando la fragilità dell’uomo di fronte a scelte arroganti come questa.
Crichton scrive molto bene, ogni fine capitolo invoglia a proseguire nella lettura per vedere cosa accadrà.
Forse, per chi come me ha visto prima il film che letto il libro, manca la velocità nei dialoghi. I personaggi sono presi uno per volta e non c’è quel botta e risposta immediato.
Crichton miscela la finzione a teorie veramente esplorate dalla scienza e, lungimirante, ci presenta lo scenario di quanto potrebbe accadere se, davvero, si arrivasse un giorno a giocare a fare Dio.

© Miriam Ballerini

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