06 novembre 2013

"Eugenio Scalfari" di Francesco Bucci


Bucci F., Eugenio Scalfari. L’intellettuale dilettante, Società Editrice Dante Alighieri, 2013.

Eugenio Scalfari è stato un grande direttore di giornale ed è tuttora un grande giornalista. I suoi editoriali di politica, di economia, di finanza, di costume sono esemplari per lucidità di analisi e chiarezza espositiva. 
Verso la metà degli anni Novanta del secolo scorso – lasciata la direzione di Repubblica – Scalfari ha però deciso di tramandare ai posteri un’immagine di sé più alta e nobile di quella del semplice giornalista che, per quanto grande, ha pur sempre a che fare con la banale attualità. E, poiché il suo mestiere è quello di scrivere, il modo più semplice per raggiungere l’immortalità deve essergli sembrato quello di trasformarsi in saggista e di occuparsi in tale ruolo dei massimi sistemi. Ha iniziato così a pubblicare un libro dopo l’altro, con una forte accelerazione negli ultimi anni: Incontro con Io (Rizzoli, 1994), Alla ricerca della morale perduta (Rizzoli, 1995), Attualità dell’Illuminismo (Laterza, 2001), L’uomo che non credeva in Dio (Einaudi, 2008), Per l’alto mare aperto (Einaudi, 2010) e Scuote l’anima mia Eros (Einaudi, 2011). Libri raccolti poi (2012) in un Meridiano Mondadori.
Indossate le vesti dell’ “intellettuale universale” (il vero intellettuale, sostiene infatti Scalfari, deve confrontarsi con l’ “universalità”), egli si inoltraimpavidamentecon tali libri in territori fino ad allora inesplorati: filosofia, letteratura, storia, psicologia, arte, scienza... Tutto lo scibile umano, insomma, affrontato con baldanzosa sicumera.
Purtroppo però i libri di Scalfari, se risultano qua e là di un qualche interesse sul piano autobiografico, sono privi di qualsiasi valore sotto il profilo culturale, a riprova, se ve ne fosse bisogno, dell’inevitabile coincidenza tra presuntuosa tuttologia e banale dilettantismo. 
“Eugenio Scalfari, l’intellettuale dilettante” si propone di mostrare, ed anzi di dimostrare con dovizia di esempi, l’imbarazzante carenza di conoscenze e di strumentidel grande giornalista nei vasti e complessi campi del sapere in cui egli sprovvedutamente si avventura e come, pertanto, le ambizioni dello Scalfari “intellettuale universale” finiscano col naufragare miseramente. Il libro traccia così il profilo di un vero e proprio “dilettante allo sbaraglio”.
Non poteva del resto andare diversamente se è vero che, come ricorda l’aforisma di Alessandro Morandotti,“il dilettante diletta solo se stesso”.

1 commento:

  1. Anonimo10:25

    Non ci capisce bene chi è l'autore di questo testo critico, forse lo stesso Bucci, ma non importa. Io solo voglio ricordare che le Egloghe di Dante, sconosciute ai più perché scritte in latino, sono la celebrazione del dilettantismo. Gli intellettuali che oggi spesso usano Dante per celebrare se stessi dovrebbero riflettere sul fatto che egli era un dilettante. Antonio di Biase.

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