13 maggio 2013

La politica economica e monetaria dell'unione europea

LA POLITICA ECONOMICA E MONETARIA DELL’ UNIONE EUROPEA
ALBERTO QUADRIO CURZIO : L’EUROPA DEVE VOLTARE PAGINA!
                                di ANTONIO LAURENZANO
“La drammatica crisi economica che dal 2008 ha investito l’Europa durerà ancora per qualche tempo se non cambieranno le politiche economiche europee”. Questo il parere dell’economista Alberto Quadrio Curzio, Professore emerito di Economia politica all’Università Cattolica di Milano, intervenuto a Como, al Congresso Lions, parlando di politica economica e monetaria dell’Unione europea.
Fortemente criticata la politica adottata dall’ Uem, “una politica di rigore fiscale per ricondurre i conti pubblici di taluni Paesi a una condizione di sostenibilità nel tempo”. Tante prescrizioni sotto la regia della Germania: “Berlino, ha osservato Quadrio Curzio, ha imposto una politica di rientro dei deficit e dei debiti pubblici talmente accentuata da determinare gravosi effetti recessivi.” Una dura politica di aggiustamento che, attraverso l’inasprimento della leva fiscale, ha messo in grosse difficoltà quei Paesi, come l’Italia, con forte debito pubblico, alle prese con problemi di bilancio e con una precaria economia reale. Dall’Europa un diktat gravoso per i conti pubblici italiani: pareggio di bilancio entro il 2013, impegno a far scendere il debito pubblico di trenta miliardi l’anno a partire dal 2015! Si rischia l’apnea!...
Ma è la stessa Europa, ha rilevato il relatore, a soffrire una crisi che ci ha riportato indietro nel tempo, al 1929. “Il tasso di disoccupazione ha toccato il 12%, 25 milioni sono i disoccupati di cui ben 5 milioni sono i di giovani, fra i 15 e i 25 anni. Una situazione molto pesante e in queste condizioni adottare una politica restrittiva ha significato causare recessione ma anche disoccupazione.” Nel 2013 l’Europa avrà un tasso di crescita vicino allo 0%, gli Stati Uniti viaggiano attorno al 2,5%. “Un paradosso, ha commentato Quadrio Curzio, se si pensa che la crisi è scoppiata proprio negli USA ed è stata esportata in Europa. Gli Stati Uniti stanno riprendendo a crescere con innovazioni tecnologiche, con tassi di disoccupazione che stanno rapidamente scendendo grazie a politiche espansive!”
E allora, perché la Germania di Angela Merkel si è ostinata a perseguire una politica recessiva così disastrosa per l’economia dell’Unione europea? Chiara e lucida sul punto l’analisi di Alberto Quadrio Curzio. “Due le ragioni: un antichissimo ricordo delle condizioni fallimentari in cui la Germania era caduta ai tempi della Repubblica di Weimar : paura dell’inflazione, paura di eventi traumatici da un punto di vista istituzionale. La seconda ragione è riconducibile alla scarsa credibilità agli occhi dei tedeschi del Paesi mediterranei con finanze pubbliche off limits tali da rischiare un rovinoso default, trascinando dietro tutta la finanza pubblica tedesca e le banche con forti esposizioni nei Paesi periferici, dalla Grecia alla Spagna.” Una ragione quindi storica e un’altra di “autodifesa”. Sullo sfondo di queste motivazioni l’errato convincimento dell’opinione pubblica tedesca della eccessiva “generosità finanziaria” della Germania nei confronti degli altri Paesi europei. “Una diffusa avversione di natura di psicologia sociale”.
Ecco perché il Governo tedesco, pressato dai ricordi storici, dai timori di dissesti finanziari dei Paesi del Sud e dalla teutonica opinione pubblica , ha scelto la strada del rigore, con buona pace dei vincoli di solidarietà che sono alla base dei Trattati europei! Per fortuna, grazie a Francia e Italia, “è in corso un ripensamento di queste politiche per rilanciare la crescita e ridurre i tassi di disoccupazione”
In chiusura, qualche battuta sull’Italia. “Io non credo che l’Italia andrà a fondo, anche se la crisi è gravissima. Occorre puntare sull’occupazione giovanile, su una politica economica interna più espansiva, compatibile con l’Europa, riducendo il prelievo fiscale e riformando la macchina pubblica per essere vicini all’economia reale, far scendere il debito pubblico senza ricorrere a misure di finanza straordinaria che tanto aggiustano …. quanto rompono!”

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