29 gennaio 2013

"L'uomo in fuga" di Stephen King

© 1997 Sperling e Kupfer Editori S.p.A.

ISBN 88-8274-449-3  86-I-03

Pag. 240  € 8,00

 

Questo libro è uno dei cinque romanzi usciti con lo pseudonimo di Richard Bachman.
Un esperimento di King per provare a scrivere senza il peso della notorietà. La parte divertente è che questi libri non ebbero un successo editoriale, se non quando si venne a sapere chi si celasse dietro i panni di Bachman!
Ambientato in un futuro squallido, dove i ricchi sopravvivono e i poveri fanno la fame (forse non tanto diverso dal nostro odierno!); in un mondo inquinato, svalorato e portato alla disperazione.
Il protagonista, Ben Richards, vive ai margini della società, ghettizzato come tutti coloro che hanno perso il lavoro.
Ha una moglie e una figlia, nata incredibilmente, nonostante lui fosse ormai quasi sterile dopo l’impiego presso la General Atomics.
La figlioletta si è ammala di bronchite, malattia per la quale a Co-Op City si muore. La moglie è costretta a prostituirsi.
La gente vive chiusa in casa a vedersi la Tri-vu una moderna televisione che fa da appanna cervelli, facendo in modo che la gente si allontani dai più semplici valori umani.
Una tv che manda in onda giochi violenti.
Per guadagnare i soldi necessari per curare la figlioletta, Ben decide di iscriversi al gioco “L’uomo in fuga”.
Un gioco che di ludico ha davvero poco: è uno show dove chi vi partecipa deve intraprendere una fuga per la vita, braccato dai “cacciatori” e dalla gente comune che, qualora lo avvistasse e denunciasse alla Rete, in pratica il regime di questo pazzo mondo, guadagna dei soldi.
Ben passa la selezioni e comincia una fuga rocambolesca, fra persone che lo aiuteranno, altre che lo osteggeranno.
Da sempre appassionata dalla scrittura di King, non posso asserire che questo sia uno dei suoi libri meglio riusciti.
Ha un che di selvaggio, di disumano. Il tutto portato all’eccesso.
Ha dalla sua la scrittura abile, che cattura, della penna di King; ma anche alcuni passaggi troppo rapidi.
Il finale, poi, un poco delude: dopo avere sofferto col protagonista, ci si aspetta almeno una sorta di rivalsa, una qualsivoglia vittoria. Invece, Ben ha sì la sua vendetta, ma è una soddisfazione magra che lascia l’amaro in bocca.
 
© Miriam Ballerini 

 

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