02 novembre 2012

Il paesaggio rifugio diffuso di rigenerazione glocale



IL PAESAGGIO RIFUGIO DIFFUSO
DI RIGENERAZIONE GLOCALE
di Antonio V. Gelormini

 

Come un falco pellegrino, uso a planare tra i valloni dell’Irpinia d’Oriente – dove ha saldo il nido in quel di Bisaccia (AV), a due passi da Monteverde e ai confini della frontiera tri-frontale tra Campania, Puglia e Lucania – Franco Arminio, scrittore, giornalista e poeta, è sceso tra i Monti Dauni, a Pietramontercorvino (Fg), nella suggestione di un paesaggio niente affatto sconosciuto.
Dalla torre del Castello Ducale irpino, che domina il Vallone dei corvi, al Torrione Normanno di quest’altro Palazzo Ducale, che domina l’antico borgo Terravecchia di Pietramontercorvino, il richiamo è stato quello di Ecotium. Il ciclo di conferenze dedicato all’Economia dell’Ozio, che per la sua quarta edizione tratta l’Amor loci (l’amore per i luoghi) e l’approccio alla “paesologia”: la formula innovativa ideata e suggerita proprio da Franco Arminio, voce tra le più coraggiose ed autorevoli di quella parte d’Italia, che vive raggruppata in migliaia di piccole località sparse nelle aree interne montane e pre-montane. 
Lì ad accoglierlo, in una cornice semantica incredibilmente casuale, Mons. Domenico Cornacchia , Vescovo della Diocesi Lucera-Troia e Giovanni Aquilino, Direttore del Distretto Culturale Daunia Vetus. Per sottolineare l’invito “a farci partecipi dell’anima di un posto”. Perché, come ha ricordato il Vescovo: “È da questo amore che parte la passione per la storia umana ed artistica,  per il paesaggio, per la sua cultura. È da un tale amore che ci si impegna per capirlo, conoscerlo, proteggerlo e, non ultimo, immaginarne il suo futuro”.
Una frustata sostenibile quella del poeta-paesologo: “Prima si camminava, adesso si telefona o si vaga nella rete. Nella civiltà contadina per vivere bisognava camminare molte ore al giorno. Al mio paese il fazzoletto di terra, che poi era un fazzoletto di pietre, poteva distare anche dieci chilometri. E in un giorno se ne facevano venti, insieme al mulo e alla zappa. L’Italia negli ultimi anni si è letteralmente fermata. Chi non è fermo davanti alla televisione, è fermo davanti al computer o è dentro un’automobile. Si vedono sul ciglio delle strade solo gli stranieri. Anche i ragazzi non amano le vasche (passeggiate lungo in corso del paese, ndr), stazionano davanti al bar e si spostano solo per approdare davanti alla sala giochi”.
L’esortazione di Arminio, poi, si è fatta anche ammonitrice: “È tempo di uscire, di sciamare nell’esterno, per vedere come ogni giorno qualcosa si disfa e qualcosa si forma. Non bisogna camminare per allungarsi un poco la vita, ma per renderla più intesa. Uscire a vedere, girare dietro e intorno alle cose, attraversarle, collezionare dettagli, misurare la realtà con la pianta dei piedi. Il mondo è colossale, non può essere richiuso nella baracca del nostro io. Abbiate cura di andare in giro. Non rimanete fermi come uno straccio sotto il ferro da stiro”.
E tra animi “rinFrancati” e sguardi di approvazione diffusa, la chiusura è stata quasi un programma ambientale: “Bisogna dirselo una volta per tutte e con chiarezza. Deve nascere una nuova ruralità fondata sulla terra e sul sapere, una ruralità che sappia coniugare  il computer e il pero selvatico. Coltivare, creare, rilocalizzarsi, capire che il posto in cui viviamo è sempre più importante di quelli dove vorremmo andare”.
Saluti di rito e considerazioni finali sono stati di Giovanni Aquilino, che ha anche ricordato le tappe successive di Ecotium 2012: “All’appuntamento di Pietramontecorvino seguiranno quello di Lucera, il 10.11.2012, con il Prof. Saverio Russo, docente di Storia Moderna presso l’Università di Foggia e quello di Troia, il 16.11.2012, con Mons. Giancarlo Santi, Presidente dell’Associane Musei Ecclesiastici Italiani (A.M.E.I.) e Direttore dell'Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici”.

 
(gelormini@katamail.com)

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