05 agosto 2012

In fuga dal male di Giuseppe Grasso

Giuseppe Grasso
IN FUGA DAL MALE
Dieci commenti a Baudelaire
Edizioni Solfanelli



Meditando sul bambino che fu, alto «come un in-folio», Baudelaire racconta di due voci che lo abitavano. La prima gli diceva che la terra «è una torta ricca di prelibatezze» e gli prometteva «un appetito altrettanto grande» da procurargli un piacere «infinito». La seconda gli infondeva la blandizie di «viaggiare nei sogni», al di là del «possibile» e del «noto». Il mondo reale non è mai stato la vera «patria» di Baudelaire. Per questo egli vi si è sentito sempre in cattività, inadeguato, come i più disparati personaggi che accoglie nella grande arca delle Fleurs du Mal. Una «natura esiliata nell’imperfetto»: tale è stata la tormentosa cifra umana del più grande interprete della «modernità», costretto a bramare, dentro l’involucro della propria finitudine, l’idealità negata.
Il presente libro di commenti ricalca la tensione esistenziale del poeta francese dovuta a questo senso di mancanza incolmabile – tipico dell’«anima romantica» – che cerca un compenso nel sogno e nel passato. La scelta dei testi si conforma ad alcune tematiche centrali del suo canzoniere quali l’evasione, il viaggio e il ricordo. I versi di Mœsta et errabunda costituiscono un ideale punto di partenza del ‘discorso’ dell’autore in quanto l’estro baudelairiano vi compendia due significative costanti della sua ricerca interiore. La densa elegia è orientata verso un moto di attingimento del bene che si caratterizza prima come moto da luogo, come fuga dal male, poi come moto a luogo, come incontro di quel bene.
Si tratti di librarsi verso le sfere superiori, come in Élévation, o di lambire l’orizzonte, come nell’Invitation au voyage, il richiamo del viaggio corrisponde alla necessità del poeta di distogliersi dall’habitat opaco e spleenetico che lo circonda. Baudelaire, viaggiatore senza mèta e dalla posa estetica ma renitente a disciogliersi nel nulla, ha indicato nella poesia Le Voyage, epitome simbolica dell’intera raccolta, il fondamento sovrasensibile della sua missione poetica, la volontà di levare l'ancora verso l’«Ignoto» per trovarvi il «nuovo». Il fatto che Nietzsche, in una copia delle Fleurs in suo possesso, abbia messo dei segni a margine in corrispondenza degli ultimi otto versi di questo poema, non è certo ineloquente. Non si parla già lì, forse, di un «al di là del bene e del male»?


Giuseppe Grasso, docente di Lingua e Letteratura Francese, filologo, traduttore e pubblicista, ha curato nel 1990, insieme con Paolo Pinto, la prima traduzione italiana di "Alla ricerca del tempo perduto" condotta sul testo critico stabilito da Jean-Yves Tadié, apparsa presso le edizioni Newton Compton. Si è occupato di filologia e di poetica, di italianistica e di francesistica, producendo numerosi saggi, elzeviri ed articoli. Fra le varie monografie ricordiamo "Mallarmé o la poetica dell’illusione", "Rileggere Baudelaire", "La vita è ricordarsi. Note su una poesia di Sandro Penna" (insieme ad Andrea Barbetti e a Silvia Peronaci), "La scrittura come meditazione filosofica. Tre letture di Proust". Attende a un commento dei "Fiori del Male".


Giuseppe Grasso
IN FUGA DAL MALE
Dieci commenti a Baudelaire
Edizioni Solfanelli
[ISBN-978-88-7497-769-7]
Pagg. 144 - € 11,00
http://www.edizionisolfanelli.it/infugadalmale.htm

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