23 agosto 2009

Geografia: gli uomini che abitano e quelli che viaggiano

Nota enciclopedica
Per il geografo francese Le Lannou, personaggio schivo e solitario, lontano dal progresso, la parola 'abitante' deve necessariamente derivare dal latino 'habere', cioè possedere, appropriarsi.
Abitante è dunque l'individuo che prende possesso del territorio nel quale vive, definizione questa condivisa dalla maggior parte dei geografi contemporanei, compreso il marxista George.
Per questa ragione, per il fatto cioè che abitare non significa solo una posizione geografica, ma un tempo trascorso, condiviso col territorio, un tempo nel quale l'abitante 'fa il solco' all'ambiente ed è al tempo stesso, in un rapporto mutuo, 'consumato', plasmato dall'ambiente di cui si appropria, per questa ragione si tende a considerare particolarmente adatte ad essere 'abitanti' le popolazioni rurali e contadine.
Non è che con questo si possa considerare il mondo contadino completamente immobile: è un mondo che nei millenni ha certo conosciuto un progresso molto limitato perché non ha veri orizzonti se non quelli naturali, eppure è questo il mondo dal quale sostanzialmente tutti proveniamo e che si è traformato in un mondo veloce, portando con sé tutta la scienza geografica.
I mezzi di trasporto veloce oggi ben conosciuti che a partire dagli anni Cinquanta hanno progressivamente superato e surclassato il piroscafo hanno modificato lo spazio vissuto degli uomini al punto che oggi con il termine 'nomade' non si indende più necessariamente quel che si indendeva un tempo.
Le migrazioni ad esempio sono sempre esistite, ma le grandi differenze di ricchezza tra il nord ed il sud del mondo, oltre alle già citate maggiori possibilità di trasporto, fanno sì che oggi la pressione migratoria sia la più alta mai registrata.
I migranti sono sì nomadi, ma non per vocazione o per cultura come un tempo avveniva, bensì per necessità di sopravvivenza.
Nomadi moderni sono anche i viaggiatori per piacere, i turisti, attratti dal sole o dalla neve, quelli per lavoro che passano in viaggio la maggior parte del loro tempo, o i rari 'viaggiatori esteti' che secondo Frémont siedono un po' in disparte, facendo del viaggio "un'opera personale, una lettura vivente, un'avventura senza rischio, una scoperta degli altri in altri luoghi". La riflessione è che nel mondo contadino questi ultimi non dovevano essere poi così rari e che tutto questo gran girare moderno non dovrebbe differire poi molto, almeno per gli spiriti più acuti, dal viaggio dell'uomo che cerca e ritrova infine se stesso.
E qual è dunque la condizione dell'uomo medio contemporaneo? E' quella dell'abitante viaggiatore che vive e consolida il proprio spazio vissuto, il quale però risulta sostanzialmente allargato dalle possibilità che la modernità offre anche a chi non ha molti mezzi. Dal nonno che accompagna il nipote a scuola, alla famiglia che si sposta nella casa al mare per il week end, l'uomo contemporaneo vive in un mondo mobile, dove la permanenza crea esigenze di movimento mentre la mobilità trova nella residenza l'elemento rassicurante del radicamento al suolo. Fondamentalmente, ma questa è una mia riflessione, l'abitante viaggiatore è un abitante veloce, perché è convinto che la modernità gli porti frutto, quando smette di correre per redenzione o necessità ridiventa subito abitante o, al limite, un 'viaggiatore esteta'.
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Autore: A. di Biase
Fonte: Armand Frémont, "Vi piace la geografia?", Carocci editore
Revisione: 31-01-13

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