09 maggio 2009

"Dino Campana, tensioni esistenziali e conquiste d'arte" di Francesco Mensorio

Uno studio accurato della figura di Dino Campana come uomo e come autore, un approfondito esame della sua poetica.
Carlo Bo: «Accostatelo ai suoi vicini, a quelli del suo tempo che son più degni d’essergli avvicinati, e ne coglierete la natura e le ragioni della sua unicità».
Gianfranco Contini: «Si dice: un visivo, e s’intende qui un temperamento così esclusivo da assorbire e fondere in quella categoria d’impressioni ogni altra».
Eugenio Montale: «Come De Chirico, anche Campana è un suggestivo evocatore delle vecchie città italiane: Bologna, Faenza, Firenze, Genova, lampeggiano nelle sue poesie e gli suggeriscono alcuni dei suoi momenti più alti».
Emilio Cecchi: «Accanto a Campana, si sentiva la poesia come se fosse una scossa elettrica, un alto esplosivo… Egli passò come una cometa; ed anche oltre le strette ragioni formali, in una sfera più vasta e calorosa, la sua influenza sui giovani fu incalcolabile, e s’è tutt’altro che spenta. Egli dette un esempio di eroica fedeltà alla poesia: un esempio di poesia testimoniata davvero col sangue. Da lui e dal coetaneo Ungaretti, s’ inaugura un tono intimo e grave nella nostra ultima lirica».
Piero Bigongiari: «Visivo e veggente. Perché ho messo i Canti Orfici tra i venti libri del Novecento da salvare? Perché coi Canti Orfici è stato scoperto un nuovo modo della realtà che è per me essenziale ad una compiuta definizione dell’uomo del Novecento».
Mario Luzi: «La religione del mondo. Campana mette umilmente in primo piano la vita di cui l’uomo è un agente non inerte ma da nulla autorizzato all’arbitrio».
Gianni Turchetta: «La cultura di Campana. Campana sa scegliere bene i suoi modelli poetici ed ideologici, e la sua memoria lavora nel testo escludendo in genere con sicurezza le suggestioni del decadentismo più vulgato e volgare».
Sergio Solmi: «…la verginità dell’intuizione primordiale, la misteriosa alchimia del verbo, che, smarrendo il suo carico di significati culturali, i suoi segni intellettivi e storici, torna a convertirsi in ebbra musica, o in ermetico simbolo».
Giuseppe Ravegnani: «Intangibile materia lirica. La poesia di Campana spesso non giunse alla costruzione intatta e intera di se stessa, ma galleggiò frammentaria sulla pagina, franta in gridi, in bagliori, in animamenti evocativi».
Questi sono i pareri espressi da noti critici e letterati del tempo su Dino Campana, riportati nel libro insieme a tanti altri approfondimenti dell’autore, Francesco Mensorio, che aggiunge il suo commento: «Su Dino Campana continua dunque a correre una doppia leggenda: quella del poeta pazzo, dei mille mestieri spostato e instabile, cosmopolita più per nomadismo nevrotico che per scelta culturale; e quella del talento che esplode, incontrollato e selvaggio, quasi al di là delle intenzioni del suo proprietario. Campana si presenta davvero un diverso, rispetto alla media dei letterati del suo tempo, chi più chi meno portatori di una rispettabilità borghese che all’autore dei Canti Orfici riusciva odiosa e incomprensibile.
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Francesco Mensorio. Nato nel 1972, vive a Nola (NA). Laureato in materie letterarie, da sempre appassionato studioso di Dino Campana. Tensioni esistenziali e conquiste d’arte è lo scritto che può meglio raffigurare in maniera esaustiva il personaggio Dino Campana, sicuramente uno dei maggiori poeti avanguardistici del ‘900.
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Fonte: Elena Grande - www.albusedizioni.it

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