08 marzo 2009

"Gli eroi della Marina" di Augusto Benemeglio

di Salvatore De Michele (*)
“Gli eroi della Marina” di cui Augusto Benemeglio , ediz. L’uomo e il mare, 2008, racconta le gesta sono personaggi che hanno inciso profondamente sul suo animo. Da essi, certamente, da giovane studente trasse ispirazione per abbracciare, come scelta di vita, la Marina, nei cui ranghi, dopo trent’anni di servizio, raggiunse un altissimo grado (Capitano di Vascello). I suoi legami con il mare pertanto sono antichi e indissolubili. Egli oggi, da vecchio marinaio in congedo, guarda a questi personaggi con grande rispetto e devozione, ne ricostruisce la loro la vita e ne canta le gesta con grande venerazione, ma la ricerca si indirizza, anche, verso la loro vita privata, intima, per scoprire i loro sentimenti ,il loro carattere, il loro mondo relazionale Oggi l’autore, che può vantare un’esperienza vasta e profonda dell’esistenza umana , non cerca solo l’eroe, ma guarda all’uomo, allo spirito che animava questi eroi, al loro sentire più profondo convinto che le loro azioni non furono solo conseguenza del loro spirito guerresco e tanto meno del desiderio di avventura. Trova in essi un profondo spirito umanitario che dà significato alle loro azioni. Un senso di appartenenza che non era solo Patria, ma spirito di solidarietà e fratellanza. Salvatore Todaro l’eroe al quale vorremmo istintivamente ispirarci, non dimentica che in ogni “nemico“ c’è l’uomo con tutti i suoi valori. Todaro è ai nostri occhi un simbolo, un grande. C’è una contrapposizione tra il suo l’eroismo e l’inevitabile violenza della guerra, che egli supera con la sua umanità . Percepisce che la guerra non può annullare l’uomo e lo evidenzia con le sue azioni . A chi gli rimprovera il suo spirito umanitario egli risponde: “ La guerra è il male“. E sappiamo come la guerra può estinguere l’uomo e diventare barbarie. Salvatore Todaro è un uomo vero, uno spirito libero che comunque non rifiuta il senso della disciplina che la condizione di militare gli impone. Augusto Benemeglio ci presenta i suoi eroi sotto una luce nuova , diversa da come la iconografia tradizionale ce li ha finora rappresentati . Questi uomini ce li mostra, a giusta ragione, come testimonial di storie vissute da uomini grandi e liberi, sempre fedeli a quel senso di lealtà che contraddistingue tutti gli uomini di mare. La drammatizzazione dell’affondamento della corazzata Santo Stefano, curata a suo tempo da A.B. , a cui io ho assistito, e rappresentata in numerosi contesti del Salento, con grandissima cornice di pubblico ( in estate piazze di paesi gremite, con mille spettatori ), ci mostra un Luigi Rizzo orgoglioso dell’azione appena commessa, ma anche addolorato dalle conseguenze dell’affondamento della nave in cui persero la vita molti uomini di mare , che facevano parte della Marina austro – ungarica e che sulla chiglia della nave capovolta invocavano aiuto in dialetto veneto. Anche qui l’eroe conserva la sua essenza di uomo. Un’analisi dettagliata del libro di A.B. non è nello scopo di queste note , ma non possiamo trascurare che azioni di grande valore furono compiute anche da uomini semplici che rivestivano un grado minimo nel corpo degli equipaggi della marina e che non solo collaborarono nel compimento di grandi azioni ma individualmente furono protagonisti di grandi gesta. E come dimenticare l’immagine di Emanuele Perrone, gallipolino, capo meccanico, a bordo del sommergibile Galvani, che rinuncia alla propria vita e rimane attaccato ai comandi dei motori per consentire ad altri membri dell’equipaggio di mettersi in salvo. Sono momenti di grande emotività e drammaticità durante i quali immagini struggenti della sua famiglia si fondono con la visione della terra nativa .
* Ammiraglio(C) , già comandante del Porto di Trieste e di Gallipoli

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