26 ottobre 2008

Recensione: "L'uomo a quanti" di Mario Lucrezio Reali


Mario Lucrezio Reali
L'uomo a quanti
Sandro Teti Editore
2008 pp. 205 € 10,00


Un getto continuo di frasi sapienti, pensieri profondi su noi stessi, sul nostro vivere il mondo. Con "L'uomo a quanti", edito da Sandro Teti e pubblicato nel maggio di quest'anno nella collana di narrativa e poesia Zig Zag con l'introduzione di Paolo Lagazzi, il chimico-poeta Mario Lucrezio Reali completa la sua vibrante trilogia poetica, resa affascinante prima di quest'ultimo tassello dal bellissimo paesaggio di un Tramonto in Europa (2006) e dal velato urlo dell'umana Anima corrotta (2007).

Ciò che più di ogni altra cosa sorprende de L'uomo a quanti è l'energia con cui l'autore si destreggia tra le parole e le tematiche trattate. Una forza tale da mettere in discussione le nostre stesse abitudini, il nostro parlare, i principi dell'ermeneutica. Una raccolta di versi composta di dieci parti. Il tempo è quello delle esperienze vissute dal Reali tra la fine degli anni Cinquanta e gli inizi del Duemila. Nel mezzo ci sono sentimenti, ricordi, passioni, pianti, ritratti. I ritratti, appunto: quello di Angelina Cruscanti, madre del poeta ricordata con una lirica commovente, "La morte dell'astronauta", in memoria del famoso Yuri Gagarin, "Ad Andrej Sacharov", celebre fisico nucleare sovietico insignito del premio Nobel per la Pace nel 1975, 22 agosto 1927, dedicata a Sacco e Vanzetti, operai anarchici italiani emigrati negli USA. Altra dominante è quella dei luoghi: città come Mosca, Roma, Praga, Venezia, ma anche piccoli centri, borghi antichi. Tra questi Perede'lkino, località nei dintorni della capitale russa abitata prevalentemente da intellettuali, le scogliere dell'isola d'Elba, la Val di Chiana tra Arezzo e Siena. La prosa rispecchia così inevitabilmente l'andamento discontinuo, a intermittenze, della vita. Le parole vagano alla ricerca di punti fermi, i nessi sintattici e semantici collidono con la naturale instabilità dell'esistenza. Vi sono, però anche momenti di pace, di serenità. Il Reali delle poesie d'amore, de La ragazza d'ambra e delle canzonette finali, gioca col brivido erotico dell'innamoramento. Anche qui tornano volti conosciuti, quelli delle donne amate in passato. “Tutto lo svolgimento della raccolta - commenta Paolo Lagazzi - conferma il carattere necessariamente paradossale e contradditorio di questa visione. Ancora una volta l'immaginario poetico di Reali svaria tra paesaggi, occasioni e incontri che sono toccate e fughe di inquadrature, linee a zig zag, intarsi di forme elastiche e mutevoli come nuvole in transito...”.
Fonte: ufficio stampa Sandro Teti Editore.
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