30 ottobre 2007

"Ritratto di un assassino" di Patricia Cornwell

Jack lo squartatore. Caso chiuso.
di Patricia Cornwell
© 2002 Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.
ISBN 978-88-04-53276-7
€ 8,80 - pag. 400

Chi non ha sentito almeno una volta il nome “Jack lo squartatore?” Riferito all’omicida che nel 1888 uccise e mutilò 5 prostitute nell’East End londinese.
Quanti film, quanti libri, quante parole spese per risolvere un caso che, forse proprio per l’impren-dibilità dell’assassino, è giunto fino ai giorni nostri quasi come una leggenda.
Patricia Cornwell, scrittrice nota per i suoi gialli con la protagonista Kay Scarpetta, ha scritto questo saggio asserendo di avere scoperto, a più di 100 anni da quei crimini, la vera identità di Jack.
Avvalendosi delle tecniche di investigazione odierne, la Cornwell ha voluto dimostrare che Walter Sickert, passato alla storia per i suoi quadri, è stato l’autore dei crimini di Whitechapel e non solo.
La scrittrice ha analizzato la personalità del pittore, la sua storia personale, scoprendo i gravi disturbi di cui aveva sofferto in tenera età. Ritrovando nei tratti dell’uomo adulto elementi che possono ricondurre al profilo psicologico di Jack lo squartatore.
Ha esaminato tutte le lettere ancora conservate, sia quelle accertate come scritte dalla mano dell’ assassino, sia le altre centinaia a lui riconducibili.
La Cornwell ha fatto esaminare la carta, l’inchiostro, la grafia. Scoprendo che la carta è la medesima che utilizzava il pittore e che l’inchiostro, che allora si era creduto fosse sangue, è una miscela di colori. Inoltre, la penna utilizzata, pare essere stata un pennello dalla punta sottile.
Con pazienza sono stati ripercorsi i movimenti di Sickert e quelli della moglie.
La scrittrice ha comprato diversi suoi quadri, distruggendone anche uno per cercare delle impronte digitali e altro.
Le prove del dna non hanno portato a nessuna certezza.
Il libro è un saggio degli omicidi, della vita di Sickert ed è scritto con perizia e dovizia di particolari.
La Cornwell si dice certa della colpevolezza del pittore e in tutto il libro accatasta una prova indiziaria all’altra, ma nessuna certezza.
Gli omicidi seriali non smettono di uccidere, a meno che non vengano imprigionati per altri motivi o si tolgano la vita.
La scrittrice narra di altri delitti avvenuti in seguito, in quel periodo e in quella zona. Ma sono delitti diversi da quei famosi 5 e coinvolgono bambini o delle donne che non erano prostitute.
I serial killer non cambiano il loro modus operandi, proprio perché frutto di una personalissima costruzione e necessità.
Questi due importanti elementi mi fanno dubitare della tesi della Cornwell. Mentre in alcuni tratti del libro appaiono troppe le coincidenze per poterle mettere da parte con leggerezza; dall’altra sembrano solo un accanimento a voler fare di una opinione una certezza.
Il libro è comunque ben scritto e documentato, le teorie in esso contenute meritano almeno la nostra lettura.
Nonostante tutto, la fatica delle ricerche fatte è destinata a rimanere solo pura teoria, a meno che un giorno, non si possa trovare qualche frammento che l’odierna scienza possa tramutare in un elemento certo.
Inoltre, se davvero dovessimo scoprire la vera identità di Jack, forse perderebbe un poco del suo inquietante fascino di chi colpisce e scompare fra la nebbia del tempo.
© Miriam Ballerini
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