08 agosto 2007

Una grave malattia: l'intolleranza

Nel mio percorso di scrittrice mi sono spesso occupata di malattie mentali.
Un problema che affligge circa il 4% della popolazione del nostro paese.
Un male che per anni si è tentato di rendere invisibile, rinchiudendo i cosiddetti pazzi in strutture quali i manicomi; fino alla legge Basaglia e all’apertura dei vari presidi, che hanno ridato dignità al malato.
Purtroppo, non sempre le persone che si considerano normali dimostrano rispetto nei riguardi di chi, non per propria colpa, ha degli atteggiamenti diversi dai nostri.
In pochi mesi mi sono capitati due casi piuttosto gravi che desidero rendere pubblici perché, solo informando si può smuovere l’attenzione delle persone che, per loro fortuna, non hanno direttamente a che fare con l’insanità mentale; ma alle quali non costa nulla tollerare e rendere più agevole il percorso di chi non è come noi.

APPIANO GENTILE giugno 2007

Frequentavo abitualmente un negozio del mio paese, fino a quando è accaduto un fatto spiacevole: una mattina, recandomi alla cassa, ho assistito al maltrattamento di una signora con disturbi mentali. L’accusavano di non avere saldato un debito. Non avevo motivo per credere che non fosse vero, ma sono intervenuta per impedire loro di proseguire nell’aggressione.
Il proprietario mi ha risposto: “Non posso più guardare con gli stessi occhi una persona che ruba”.
Ho ribattuto che bisogna anche valutare chi sia la persona in questione.
Normalmente hanno un tutore o comunque chi risponde per loro.
E’ comunque impensabile che si urli, si cacci via in maniera brutale, fino a farla piangere, una persona che non ha colpa delle proprie azioni.

VILLAGUARDIA agosto 2007
Parco comunale, durante una festa popolare, mentre si cenava,un signore affetto da disturbi mentali, da quello che ho inteso, ha avuto la terribile colpa di rovesciare un bicchiere di vino a un tizio. Un signore di circa 40 anni, un metro e ottanta abbondante di altezza. Questo individuo, con un altro compare del suo tavolo, ha aggredito verbalmente il povero malcapitato e sono volati anche dei ceffoni che lo hanno colpito sul braccio.
Fortunatamente molte delle persone presenti non si sono limitate ad assistere in silenzio, ma sono intervenute in difesa del pover’uomo.
Il compare che è rimasto seduto al tavolo berciava: “Se non sa stare in mezzo alla gente che se ne resti a casa sua”.
Mentre loro, i “normali”, continuavano la loro dimostrazione di incapacità a un comportamento civile.
Una signora anziana, invalida e con le stampelle, ha avuto il coraggio di avvicinarsi all’aggressore e di urlargli in faccia perché non se la prendesse con qualcuno che sapeva difendersi.
L’aggressore ha trovato come sola alternativa la minaccia e l’offesa anche nei confronti di una donna malferma.

Questi due esempi da me riportati sono fatti di cronaca, di quello che quotidianamente può accadere a persone malate, quando si scontrano con chi si reputa migliore perché improvvisa un piedistallo di normalità su cui salire. Gente che, probabilmente, da tempo ha perso il rispetto dovuto verso il prossimo e che di fronte al diverso, si scrolla di dosso anche gli ultimi scrupoli residui.
Nella provincia di Como abbiamo diverse associazioni di volontariato attive, alle quali rivolgersi per chiarimenti e aiuti, per citarne alcune: l’ASVAP, NEP, LA MONGOLFIERA; i vari CPS (centri psico-sociali), nonché i reparti psichiatrici ospedalieri.
Poi, basta fermarsi un momento a riflettere, a porsi delle semplici domande: se io avessi questi problemi? Se li avesse mio figlio o un mio famigliare? Come vorrei che fossimo trattati?
Ho trovato due splendide frasi navigando sul sito sospsiche.it : “Il folle non è meno musicista di me o di te; soltanto, lo strumento che suona è un po’ scordato”.
Soprattutto ricordate: “Odiate la malattia, amate la persona”.
© Miriam Ballerini

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