02 maggio 2007

Francesco d'Assisi, il film restaurato

Film d’autore
Recensione di Bruna Alasia

Cinecittà holding sotto gli auspici del Ministero dei Beni Culturali – Direzione generale per il cinema – presenta la versione restaurata di

FRANCESCO D’ASSISI
Con Lou Castel, Mino Bellei, Marco Bellocchio, Riccardo Cucciolla, Giancarlo Sbragia
Regia di Liliana Cavani

Evento speciale la presentazione alla stampa all’auditorium di Roma del primo lungometraggio che Liliana Cavani ha realizzato nel 1966 “Francesco d’Assisi”. Oggi, grazie all’intervento di Cinecittà Holding con il contributo del Ministero dei beni culturali completamente restaurato e disponibile sul mercato dell’home video. “Francesco in Italia è oggi il nome più diffuso” – ha sottolineato Francesco Rutelli per indicare come il suo messaggio sia sentito – “Quello della Cavani è stato il primo film prodotto dalla Rai e noi vogliamo che la Rai ritorni a fare cinema”.
“Francesco d’Assisi” di Liliana Cavani ripercorre la vita del Santo dal 1205 al 1226. Nato in una famiglia benestante, schivo, generoso e inquieto, Francesco si arruola nelle truppe del Papa. Il contatto con la guerra lo porta a ripensare la sua esperienza e il senso della vita: da qui il desiderio di seguire l’esempio di Cristo. Scelta non capita e osteggiata dai genitori. La sua vocazione otterrà però dal Papa Innocenzo III l’approvazione della comunità e il permesso di predicare. Molto importante è l’incontro con Chiara. Verso la fine dell’esistenza, deluso dai seguaci, cresciuti per ragioni non sempre legate al Vangelo, si ritira in solitudine. Prima di morire Il cantico delle creature sintetizzerà il suo testamento e l’ attualissima eredità spirituale.
La rilettura in chiave laica della vita del Santo suscitò, quando uscì, non poche proteste. Il tempo, come spesso accade, è stato galantuomo. Ci sembrano adatte a illuminare il lavoro della Cavani le parole scritte da Sergio Saviane del 1966: Cavani non si risparmia niente, non sfugge agli ostacoli, anzi, a volte sembra che cerchi la prova di forza. Il suo film è un bel racconto che la mente segue fino in fondo perché ci crede. Così quelle di Alberto Moravia nel 1972: Ciò che sta a cuore a Liliana Cavani in realtà e il francescanesimo come ideologia quasi indipendente dal suo creatore, rivissuta e vagheggiata con fervido e acre rigore. “Ho visto Francesco come un giovane beatnick – dice del suo protagonista la regista – che cerca di capire qual è il senso dell’esistenza e quali le cose essenziali”.
Per comprendere l’importanza del restauro va detto che la versione originale in 16 mm era destinata al solo mezzo televisivo. Sotto la supervisione dell’autrice, sono state usate le più raffinate tecnologie digitali per colmare la perdita di definizione fisiologica nella trasposizione del negativo da 16 mm a 35 mm. Il digitale ha permesso la riparazione ottimale di scene gravemente danneggiate e parimenti si è operato sulla colonna sonora. Così un’opera d’arte è stata restituita alla nostra memoria.

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