14 febbraio 2007

Le responsabilità di Churchill a Dresda

Le responsabilità di Churchill a Dresda

di Gianfredo Ruggiero

Il 13 e il 14 febbraio del 1945 si consumò una delle vicende più tragiche dell'intero secondo conflitto mondiale: il bombardamento di Dresda, avvenuto per volere di Churchill.

Dresda era in assoluto la più bella e romantica città tedesca e probabilmente d’'Europa. Aveva scorci di grande suggestione con i suoi palazzi barocchi, le sue piccole case di legno e mattoni fulvi che risalivano al medioevo gotico e i suoi vicoli punteggiati di taverne e birrerie senza tempo. Apparteneva al mondo intero, non solo alla Germania e tanto meno alla Germania nazista.

Dresda non era mai stata toccata seriamente dalla guerra sia per la sua posizione geografica sia perché non aveva né industrie né impianti militari rilevanti (era addirittura priva di difesa antiaerea) ed era così forte la convinzione che fosse esente da pericoli che le autorità tedesche vi avevano fatto affluire le centinaia di migliaia di profughi (soprattutto vecchi, donne e bambini) in fuga dalle regioni orientali sotto l’'incalzare della Armata Rossa e gran parte dei feriti provenienti dal fronte. Si pensava che considerazioni umanitarie e il rispetto per una Città d'arte amata in tutto il mondo avrebbero indotto gli angloamericani a risparmiarla.

Invece la distruzione arrivò su questa Città del febbraio del '45 quando le sorti della guerra erano ormai segnate. Fu una carneficina.

Alle 22,15 del 13 febbraio oltre 500 bombardieri inglesi Lancaster scaricarono sulla città indifesa le terribili bombe dirompenti block buster. Poi si allontanarono in direzione di Strasburgo.

I soccorritori iniziarono ad affluire dalle città vicine, mentre gli scampati escono lentamente dai rifugi. Erano quello che gli inglesi attendevano: far uscire la gente, far arrivare i soccorritori e tornare a colpire.

Ore 1,28 del 14 febbraio arriva, indisturbata come la prima, la seconda ondata. Questa volta però i bombardieri pesanti della Raf portano nelle stive 650.000 bombe incendiarie caricate a benzina e a fosforo in grado di sviluppare un calore che fonde il ferro (la versione aggiornata, le famigerate bombe al napalm, sarà poi sperimentata dagli americani in Vietnam). L’'effetto fu devastante.

Dresda si trasformò in un immenso rogo esteso un centinaio di chilometri quadrati e visibile ad oltre 300 Km di distanza. All'’interno si sviluppa una temperatura che arriva fino a 1.000 gradi che porta alla formazione di una corrente d'’aria ascensionale d'’inaudita potenza e calore. Dalle case già sventrate dalle bombe dirompenti è aspirata ogni cosa e scaraventata all’'interno della fornace. Chi non muore divorato dalle fiamme soccombe nei rifugi, asfissiato per mancanza d’ossigeno o intossicato dal monossido di carbonio.

All'’alba del 14 febbraio, quando per i sopravvissuti delle zone periferiche della città sembrava che il peggio fosse passato, ecco giungere la terza ondata. Gli americani, che non potevano essere da meno degli inglesi, con le loro “fortezze volanti” scaricarono su ciò che restava della città e dei suoi abitanti il loro carico di morte e distruzione mentre i caccia “mustang” a volo radente mitragliavano le colonne di profughi che cercavano di fuggire dall'’inferno di Dresda.

In totale su Dresda furono sganciate 2.700 tonnellate di bombe, un quantitativo enorme, se confrontato con quello gettato su altre città tedesche. Ma la preferenza data alle bombe incendiarie, che rappresentarono circa il 70% degli ordigni lanciati, causò la più spaventosa tragedia della guerra: i morti accertati furono 135.000 (la stima più accreditata fa però salire a circa 200.000 il numero delle vittime per il grande afflusso di profughi, moltissimi dei quali non ancora censiti).

Questo fu Dresda: un orribile massacro di civili che non trovò alcuna giustificazione dal punto di vista militare. Fu il macabro record di disumanità, non eguagliato neanche dai bombardamenti atomici sul Giappone che causarono “solo” 150.000 morti.

Gli angloamericani ancora oggi con sorprendente cinismo “giustificano” quello spaventoso massacro affermando che “ fu un inevitabile prezzo da pagare per la liberazione dell’'Europa e del mondo dalla barbarie nazista”…

In realtà fu il desiderio di infliggere una punizione esemplare non al regime hitleriano, ma al popolo tedesco e nel contempo lanciare un monito all’'alleato sovietico (quello che oggi è toccato a Dresda domani potrebbe toccare a Mosca) che animò l'’ordine impartito da Churchill e pienamente condiviso dall’'alleato americano.

Al processo di Norimberga, dove nell’'ottobre del ’46 furono giudicati i gerarchi nazisti colpevoli di crimini contro l'’Umanità, sul banco degli imputati per gli stessi reati non avrebbero sfigurato gli autori e, soprattutto, il mandante del bombardamento di Dresda.

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